Albedo
è ispirata allo spettacolo La bambola di Vittorino Andreoli messo in scena dal Teatro Scientifico/Teatro Laboratorio di Verona.
“Catapultata nel mare dell’inconscio al punto che vai a frantumare i confini dei ricordi, laddove profonde ferite di esperienze di vita vissuta erano state esiliate.
Essere risucchiata violentemente da emozioni condannate a morte e mai giustiziate, arrivi per forza alla conclusione che non hai mai fatto morire questo “MALE”. Perché, proprio lì, si era radicata l’arte di trasformare la vita in poesia, colore e materia.
Ed ecco che nasce “ALBEDO”, una forma bianca uscita proprio dallo stesso punto da dove era entrata. Un taglio netto in un cuore lacerato da desideri tanto primordiali quanto infantili. L’ultimo strappo cosciente verso quell’ignoto che speri sia fatto come un desiderio che non vuoi sia mai esaudito”
Sono stata onorata dalle parole dello psichiatra Vittorino Andreoli, il quale mai avrebbe immaginato che dal suo testo potesse nascere «questa opera che si eleva, aprendosi alla Resurrezione». Albedo è la coscienza di sé, è il risultato di un percorso interiore e di trasmutazione che va al di là del bene e del male». Ho realizzato Albedo nel 2015, per il Museo degli Affreschi alla tomba di Giulietta, ora si trova in una collezione privata.